Erre moscia

Sono uno snob, vivo in un loft,
vado in giro col suv della porsche.
Pranzo sul mio yacht, sfoggiando il mio frak.
Vado alle cene di gala, per ostentare la mia fama.
Il mio imperativo è avere, illimitata è la mia brama.
Mi compro le amicizie e possiedo chi mi ama.
Sono vanitoso, sono spocchioso, sono borioso,
ma in verità sono solo un lurido pidocchioso.
Sono tronfio, sono il ritratto di uno stronzo.
Sono un bigotto, sono perbenista, sono moralista,
ma in realtà sono marcio dentro, non mi decompongo a stento.
Miro a una assoluzione lampo in un punto di morte.
Sono benestante, sono arrogante, mi sento importante,
ho le tasche piene, ma in realtà sono un pezzente.
In quanto a etica personale sono nullatenente.
Sono di fatto un poretto, unanime è il verdetto.
Sono uno stereotipo vivente, sono irriverente.
Sono un prepotente, mi sento onnipotente.
Del prossimo non m’importa niente.
Bevo champagne, mangio caviale,
sono una pila di sterco immane.
Sono un pusillanime, sono detestabile,
sono un sottoprodotto della società del capitale,
sono uno scarto indifferenziabile.
Ho la erre moscia, dissemino angoscia.
Mi vanto del mio sangue blu, ma non ho, al mondo, una virtù.
Non intuisco che dovrei essere almeno povero di spirito.
Non capisco che la vera nobiltà è solo quella d’animo.

«L’animo fa il nobile e non il sangue.»

(proverbio italiano)