Amnesia

Essere in preda all’amnesia,
significa dimenticare come sei fatto:
dimenticare chi sei e chi sei stato,
perdere la propria personalità
e perdere la capacità d’interagire,
essere incapaci di reagire.
Perdere le proprie certezze,
dimenticare le proprie credenze.

È come muoversi alla cieca
in un labirinto fatto di specchi,
che ti ricordano costantemente
che hai davanti un estraneo;
è come procedere per inerzia,
comportarsi meccanicamente:
come un automa, un ingranaggio
in una catena di montaggio;
è come essere un anima dannata
in cerca della pace, a lungo agognata.

Brancoli e barcolli nel buio.
Sei solo, nel fondo di un crepaccio,
immerso nell’oscurità.
Come una flebile candela,
ti stai consumando lentamente,
ognuno è estraneo e diffidente,
il mondo verso di te è indifferente.

Intorno a te si fa il vuoto,
non c’è più obbiettivo né scopo;
gli amici scompaiono,
i problemi dal nulla appaiono,
ti senti abbandonato;
sei solo, su una zattera
in balia della corrente,
trascinato a largo,
ti ritrovi improvvisamente
nel bel mezzo del niente.

Vaghi senza meta,
cercando di espiare le tue colpe,
sperando di poter tornare
ad assaggiare
una briciola di normalità,
ad assaporare
il gusto di un ricordo,
tanto a lungo agognato.
Ognuno anela al ritorno.

Sei solo, sei stanco,
ti senti frastornato.
Sei solo affamato,
di un momento lieto,
di un attimo di tregua;
ti senti braccato
come una preda.

Da quel passato obliato
sei perseguitato,
da quel passato remoto
che più non ti appartiene.
Da quel non so che non ti sovviene.
La disperazione sopravviene,
niente e nessuno interviene.