Si può anche morire di stress

Nella spietata 
società quotidiana,
triste realtà terrena,
è talmente tanta la fatica
che ti consumi, 
uno dopo l’altro, 
tutti gli anni di vita,
vieni risucchiato
in una routine infinita.
 
Puoi scegliere
o morire di fame, o avere
l’immenso privilegio
di farti sfruttare
per far arricchire
il tuo titolare;
che tu ti diverta
a spezzarti la schiena
per 2 dollari al giorno
nelle profondità
di una miniera,
o che tu gioisca 
nel farti barricare
in una stanza 2×2
a fissare l’orologio, e
a lavorare come un automa
8,9,10…12 o più ore filate,
per poi, alla fine delle dure giornate 
andare in una sorta di coma.
 
Ti costringono 
a turni massacranti,
fatti di attimi 
asfissianti:
una moltitudine
di secondi
ineluttabili,
inesorabili,
interminabili,
insostenibili;
istanti di vita rubati,
indebitamente sottratti,
che nessuno
indietro può ridarti 
e, dalla quale perdita, 
nessuna somma di denaro
può consolarti.
 
Sei lontano da
tutto ciò che ami,
dalle tue aspirazioni
più appaganti,
dai tuoi desideri
più reconditi,
dagli interessi
e dalle passioni
che ami coltivare.
 
Sottrae tempo prezioso
da passare con i propri affetti,
quelli che ci capiscono
e che ci compatiscono,
che ci supportano,
che ci sopportano,
che ci fanno stare bene
e che entrano in comunione
con le nostre pene.
 
Non gliela dare vinta,
la vita non è per finta,
non perdere la tua umanità,
quel briciolo di vitalità 
che la vita donarti saprà,
sorridi sempre sprezzante,
non perdere ogni
prezioso istante
rimuginando,
ancora e ancora,
rivangando
il passato;
che vadano in malora…
 
Quando esci 
non fare come facevi prima,
stacca la spina,
disconnettiti,
riguardati,
rilassati,
coccolati,
viziati
e, soprattutto,
ricordati che…
 
Si può anche morire di stress