Bimbi sperduti

Ti ricordi di quando eri imberbe,
i bei tempi del tutto o niente?
Di quando si aspettava ansiosamente
il suono della campanella?
Si rideva sempre a crepa pelle,
si stava le ore a rimirar le stelle.
Ogni cosa era per scherzo,
giravamo in tondo anche senza sterzo.
Le giornate erano spensierate,
le atmosfere erano fatate.
La più grossa preoccupazione
era non prendere le pallonate
al di sotto del cinturone.
Erano vite sospese, vite appese,
volavamo senza polvere di fata,
bighellonavamo l’intera giornata.
Ci illudevamo che i problemi
fossero già troppi, mentre
non c’erano mai intoppi.
I nostri migliori amici
erano la felicità e lo stupore,
si rientrava solo al calar del sole
con i vestiti sporchi 
di fango e sudore,
con le ginocchia sbucciate
e le dita intorpidite.
Eravamo protetti, eravamo coccolati,
il più delle volte anche viziati,
senza accorgercene, neanche,
eravamo molto fortunati.
Spiegavamo le ali dell’immaginazione,
improvvisavamo gesta epiche,
inventavamo storie fantastiche.
Si fingeva anche di giocare alla guerra,
volevamo solo salvare il pianeta terra.
Credevamo che il bene,
alla fine, avrebbe trionfato sempre.
Non esisteva la noia,
esisteva solo la gioia per il presente,
ci esaltavamo per ogni niente,
ci entusiasmavamo per le cose
in cui credevamo, che desideravamo veramente.
Eravamo lunatici, eravamo isterici,
eravamo bisbetici e schizofrenici,
eravamo frivoli, eravamo ingenui,
eravamo liberi e inconsapevoli,
eravamo scriccioli, eravamo adorabili,
eravamo teneri e sensibili.
Eravamo tutti amici
anche se perfetti sconosciuti,
eravamo tutti…
 
Bimbi sperduti