Ambivalenza intrinseca: siamo cattivi o ci disegnano così?

Se ci fermiamo un attimo a pensare alla società attuale, siamo tutti ambivalenti, psicopatici latenti. Quando si dice “gli unici sani sono quelli nei manicomi”, potrebbe non essere sbagliato, considerato che il bipensiero Orwelliano, ossia l’essere convinti di due cose opposte contemporaneamente e  di accettarle ugualmente, è un dato di fatto, non solo una invenzione letteraria!

La società ha una facciata intrisa di perbenismo che ti dice come dovresti essere, come è moralmente accettabile agire e come ti dovresti comportare, e, poi, c’è la sua effettiva natura che ci condiziona a livello subliminale. Per esempio la società ti dice che è sbagliato essere violenti ma fin da piccoli ci sfamano a pane e ammazzamenti. Sopratutto la generazione degli anni 80, siamo il sottoprodotto di migliaia di ore di lavaggi del cervello, tendono a renderci insensibili, ad anestetizzarci, a farci digerire ogni genere di nefandezza e a farla passare per “normale”. 


È normale la guerra? È accettabile che la stragrande maggioranza del mondo viva di stenti? Che sia lasciata in balia degli eventi e venga sfruttata per consentirci di avere questo tenore di vita? Secondo la morale comune è sbagliato rubare, condannano i malviventi, i truffatori, i demagoghi, ma poi i primi ladri, i disonesti e turlupinatori sono proprio i governatori, i facoltosi, le eminenze che stanno ai vertici e sputano sentenze, dovrebbero dare l’esempio e invece sono la prova lampante della ingiustizia dilagante, insita nella società presente. Cosa più assurda, se un comune cittadino delinque, viene rinchiuso in galera, ma loro in qualche modo se la cavano sempre, infatti come recita quella vecchia battuta: “la legge è uguale per tutti ma per alcuni e più uguale che per altri…”.
 

Chiunque è dotato di una coscienza, sa che è sbagliato essere malvagi, ma chi detiene il potere e dovrebbe dare l’esempio è marcio dentro, corrotto come il mondo che hanno creato; la maggioranza, che ancora dorme, è intrappolata in un sonno letargico, non si rende conto che c’è più di una contraddizione e le vede come normale amministrazione. La gente considera crudele maltrattare un cane ma poi della sofferenza del restante regno animale rimane indifferente, o magari si preoccupa di curare le piante del proprio orto ma poi dell’ Amazzonia, il polmone del pianeta, se ne frega altamente! 

Il male ci affascina, ci seduce, ci ammicca, anche perché è noioso essere buoni?! Strano che quando guardiamo il filmato di qualcuno che si fa male ridiamo. Dice Socrate: non esistono persone cattive ma solo ignoranti, o insensibili? O così o è questa società che è malata e noi essendo suoi figli, suoi sottoprodotti, ne siamo traviati, influenzati. Siamo affascinati dai cattivi, sono sempre i più intriganti nei film, i più trasgressivi. 

Addirittura godiamo quando capitano disgrazie ad altri, o arriviamo al punto di augurarle, perché? È insito nel DNA umano? È una nostra caratteristica atavica? La storia è stata sempre costellata di azioni malvagie perpetrate nei confronti degli indifesi, dei deboli, degli ignoranti, degli ignari: genocidi, indottrinamenti di massa, schiavismo, soprusi e sfruttamenti di ogni tipo. 

Il “Bene” e il “Male”, il bianco e il nero, nella visione taoista, convivono in ognuno di noi, anche se siamo bianchi, c’è sempre un puntino di nero, e viceversa, certo bianco e nero sono solo concetti per semplificare, la vita sembra piuttosto fatta a scale di grigio. Guardando comunque a come gira il mondo in cui il male trionfa e il bene è la strenua resistenza, perché allora il karma non punisce i cattivi o chi commette una violenza? Perché dovrebbe farlo in un altra vita, ammesso che esista. Esiste la giustizia “divina”? Libero Arbitrio? Perché ci affascina tanto il “lato oscuro” della forza? Forse in un mondo “cattivo” è più facile esserlo? Ne siamo attratti, sedotti, è più “divertente”? O fa solo figo?